Il reato di diffamazione sussiste quando l'espressione utilizzata, anche se formulata in modo scomposto ed ineducato, risulti obiettivamente idonea a ledere la reputazione di una persona, intesa come valutazione sociale della stessa, senza che rilevi l'effettiva intenzione dell'agente di offendere. La scriminante dello stato d'ira di cui all'art. 599 c.p. non opera quando il fatto ingiusto che avrebbe determinato tale stato non sia integrato dall'esercizio di un legittimo diritto da parte della persona offesa, né da una precedente assoluzione dell'imputato per mancanza di riscontri alle dichiarazioni della persona offesa, in ragione dei rapporti conflittuali tra le parti. L'applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto di cui all'art. 131-bis c.p. è preclusa quando il ricorso per cassazione sia dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza dei motivi, non essendo in tal caso configurabile un valido rapporto di impugnazione.