Il singolo comproprietario di un bene in comunione pro indiviso può legittimamente presentare una segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) per realizzare opere di modifica o miglioramento della cosa comune, senza necessità di ottenere il consenso degli altri comproprietari, purché tali opere non alterino la destinazione del bene né impediscano agli altri partecipanti di farne parimenti uso secondo il proprio diritto. L'Amministrazione comunale, nel valutare la SCIA, deve limitarsi a verificare la conformità delle opere alla normativa urbanistica ed edilizia, senza entrare nel merito di eventuali conflitti tra i comproprietari, la cui tutela è demandata alla competenza del giudice ordinario. Pertanto, il diniego di assenso da parte di un singolo comproprietario non è di per sé sufficiente a impedire il rilascio del titolo abilitativo, salvo che le opere progettate non eccedano i poteri riconosciuti al comunista dall'art. 1102 c.c. e non risultino oggettivamente pregiudizievoli per gli altri partecipanti alla comunione.