Il potere di annullamento dell'autorizzazione paesaggistica da parte della competente Soprintendenza è soggetto a un termine perentorio di decadenza di sessanta giorni dalla ricezione dell'autorizzazione e della relativa documentazione tecnico-amministrativa, che decorre indipendentemente dalla comunicazione del provvedimento di annullamento agli interessati. Tale termine può essere interrotto solo in caso di manifestate esigenze istruttorie o per incompletezza della documentazione trasmessa, con nuova decorrenza dall'acquisizione completa dei chiarimenti richiesti, fermo restando che l'adozione del provvedimento di annullamento deve comunque avvenire prima della scadenza del termine. La competenza all'adozione del provvedimento di annullamento spetta al dirigente della Soprintendenza, in applicazione del principio di distinzione tra indirizzo politico e gestione amministrativa, sancito dal d.lgs. n. 29/1993 (ora d.lgs. n. 165/2001), e non al Ministro, essendo l'art. 82 del d.P.R. n. 616/1977 volto al trasferimento di funzioni amministrative dallo Stato alle Regioni. L'autorizzazione paesaggistica può essere legittimamente annullata dalla Soprintendenza per qualsiasi vizio di legittimità, ivi compresa l'assenza, nel provvedimento di base, di una corretta indicazione delle ragioni sottese alla positiva valutazione, quanto a compatibilità paesaggistica, dell'intervento progettato. In tal caso, l'atto di annullamento può limitarsi a constatare il difetto di motivazione dell'autorizzazione, senza necessità di addentrarsi in valutazioni di merito. La mancata comunicazione dell'avvio del procedimento di annullamento non determina l'annullabilità del provvedimento, in applicazione del principio di cui all'art. 21-octies della l. n. 241/1990, in quanto la partecipazione del privato non avrebbe comunque potuto condurre ad un esito diverso, non disponendo il privato delle ragioni che l'amministrazione ha omesso di esternare con il provvedimento annullato.