Il dolo eventuale è sufficiente a integrare l'elemento psicologico del reato di ricettazione, essendo configurabile quando l'agente si rappresenti la concreta possibilità della provenienza delittuosa della cosa e accetti il relativo rischio. L'assenza di una spiegazione attendibile circa le modalità di acquisto della merce da parte dell'imputato costituisce indice rivelatore della sua volontà di occultamento, logicamente spiegabile con un acquisto in mala fede. Pertanto, il comportamento dell'imputato e la mancata o non credibile indicazione della provenienza della cosa ricevuta sono elementi sufficienti per desumere la sussistenza dell'elemento soggettivo del reato di ricettazione, senza che sia necessaria la prova diretta della sua conoscenza della provenienza delittuosa. Inoltre, il concorso di persona nel reato di ricettazione può essere integrato anche dalla sola condotta di chi, pur non essendo l'autore materiale dell'acquisto, abbia comunque contribuito alla realizzazione del fatto, ad esempio partecipando alla successiva negoziazione della refurtiva. In tali ipotesi, non è possibile la derubricazione del fatto nell'ipotesi contravvenzionale di cui all'art. 712 c.p.