Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 25366 del 24 giugno 2011

ECLI:IT:CASS:2011:25366PEN

Massima

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Il reato di rivelazione di segreto d'ufficio di cui all'art. 326 c.p. configura un reato di pericolo concreto, punibile non per la sola divulgazione di una notizia riservata, ma solo quando dalla rivelazione del segreto possa derivare un effettivo pregiudizio per il buon andamento e il regolare funzionamento della pubblica amministrazione. Pertanto, la mera comunicazione telefonica di informazioni generiche e non dettagliate circa l'imminente svolgimento di un'operazione di polizia a scopo preventivo, senza indicazioni specifiche sui luoghi e sulle modalità di esecuzione, non integra gli estremi del reato, in assenza di un concreto pericolo di compromissione dell'efficacia dell'attività amministrativa. Inoltre, qualora il destinatario della rivelazione non sia il diretto interessato dall'operazione di polizia, non può ritenersi leso il bene giuridico tutelato dalla norma incriminatrice, non essendo configurabile la vanificazione dell'effetto sorpresa dell'attività amministrativa, che in tal caso non risulta coperta da segreto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SERPICO Francesco - Presidente

Dott. MILO Nicola - rel. Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI GENOVA;

nei confronti di:

1) SE. FU. DO. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 2171/2007 CORTE APPELLO di GENOVA, del 02/07/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 18/01/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. NICOLA MILO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)), che ha concluso per il rigetto …

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