Il mancato rispetto del contraddittorio procedimentale di cui all'art. 10-bis della legge n. 241/1990, con la conseguente omessa comunicazione dei motivi ostativi all'accoglimento della domanda, determina l'illegittimità del provvedimento finale di rigetto, in quanto tale violazione si configura come vizio invalidante ai sensi dell'art. 21-octies, comma 2, ultimo periodo, della medesima legge. L'amministrazione è tenuta a garantire il pieno esercizio del diritto di partecipazione del privato al procedimento, consentendogli di presentare osservazioni e produrre documenti prima dell'adozione del provvedimento negativo, al fine di assicurare il rispetto del principio del contraddittorio e del diritto di difesa. Il mancato rispetto di tali garanzie procedimentali, che costituiscono espressione dei principi di buon andamento e imparzialità dell'azione amministrativa di cui all'art. 97 della Costituzione, determina l'annullamento del provvedimento finale, in quanto adottato in violazione di legge ed in assenza di una valida motivazione. L'obbligo di comunicare i motivi ostativi all'accoglimento della domanda, previsto dall'art. 10-bis della legge n. 241/1990, rappresenta una garanzia essenziale per il privato, finalizzata a consentirgli di partecipare attivamente al procedimento e di interloquire con l'amministrazione, al fine di evitare l'adozione di un provvedimento sfavorevole. Il mancato rispetto di tale obbligo, pertanto, comporta l'invalidità del provvedimento finale, in quanto adottato in violazione di una regola procedimentale posta a tutela del privato.