Cassazione penale Sez. V sentenza n. 21670 del 16 maggio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:21670PEN

Massima

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Il giudice di pace, nel pronunciare l'assoluzione dell'imputato dal reato di lesioni personali, non può adottare la formula "perché il fatto non costituisce reato" quando la motivazione della sentenza rivela un'evidente e insuperabile contraddittorietà logico-argomentativa, avendo posto a fondamento della decisione affermazioni incompatibili tra loro, senza una compiuta disamina del compendio probatorio. In tali casi, la sentenza deve essere annullata con rinvio per un nuovo esame, al fine di garantire la coerenza e la logicità della motivazione, in ossequio ai principi di tassatività e determinatezza delle formule assolutorie e di adeguata e logica valutazione delle risultanze istruttorie.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VESSICHELLI Maria - Presidente

Dott. CAPUTO Angelo - rel. Consigliere

Dott. TUDINO A. - Consigliere

Dott. SCORDAMAGLIA Irene - Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI MILANO;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 12/05/2016 del GIUDICE DI PACE di COMO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ANGELO CAPUTO;
Udito il Sostituto Procuratore generale della Repubblica presso questa Corte di Cassazione Dott.ssa FODARONI ((omissis)), che ha concluso per l'annullamento con rinvio.
Udito altresi…

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