Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 20226 del 8 maggio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:20226PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La condanna per i reati di falso ideologico in atti pubblici (artt. 479 c.p.) richiede la prova certa della consapevolezza e volontarietà dell'imputato nell'attestare il falso, non essendo sufficiente la mera negligenza o l'aver firmato un atto predisposto da altri. Pertanto, in assenza di elementi probatori inequivocabili circa la conoscenza e la volontà dell'imputato di rendere false attestazioni, il fatto non può ritenersi sussistente e deve disporsi l'assoluzione definitiva. Inoltre, eventuali errori od omissioni nella comunicazione di dati o informazioni, pur rilevanti sul piano amministrativo o disciplinare, non integrano di per sé il reato di falso ideologico se non è dimostrato il dolo specifico dell'agente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIDELBO Giorgio - Presidente

Dott. AGLIASTRO Mirella - Consigliere

Dott. DI STEFANO Pierluig - rel. Consigliere

Dott. DE AMICIS Gaetano - Consigliere

Dott. CORBO Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
1. PROCURATORE GENERALE PRESSO La CORTE D'APPELLO DI BOLOGNA;
2. (OMISSIS), nata a (OMISSIS);
Nonche' delle parti civili:
3. ((omissis)) ROMAGNA in persona del Presidente p.t. della Giunta;
4. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA POLICLINICO DI (OMISSIS) in persona del legale rappresentante p.t.;
5. (OMISSIS), nato a (OMISSIS) nella qualita' di legale rappresentante dell'associazione di volontariato " (OMISSIS)";
avverso la sentenza del 2/12/2016 della CORTE …

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