La risoluzione di un contratto di appalto pubblico per grave inadempimento, ai sensi dell'art. 108, comma 3, del D.Lgs. n. 50/2016, rientra nella giurisdizione del giudice ordinario, in quanto attiene alla fase esecutiva del rapporto contrattuale e non all'esercizio di poteri pubblicistici di selezione del contraente. Pertanto, le controversie relative alla correttezza, sostanziale e formale, dell'atto di risoluzione, nonché agli aspetti concernenti l'esecuzione del contratto e la definizione delle prestazioni eseguibili nella fase transitoria del passaggio di consegne, sono devolute alla cognizione del giudice ordinario, essendo estranee alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo delineata dall'art. 133, comma 1, lett. e), n. 1, del Codice del processo amministrativo. La decisione dell'amministrazione di differire l'efficacia della risoluzione contrattuale, al fine di garantire la continuità dei servizi essenziali e consentire il passaggio di consegne al nuovo fornitore, si configura come clausola accessoria all'atto risolutivo, rientrante nella sfera privatistica del rapporto contrattuale, e non come esercizio di un nuovo potere pubblicistico.