Il Tribunale Amministrativo Regionale, nel rigettare il ricorso avverso l'ordinanza comunale di diffida a non intraprendere lavori di ripristino e miglioramento fondiario di un terreno, afferma che: 1. Anche le semplici opere di scavo, sbancamento e livellamento del terreno, qualora non siano legate a utilizzi agricoli dell'area, costituiscono una modifica del territorio e necessitano del permesso di costruire, in applicazione del consolidato orientamento giurisprudenziale. 2. Ricadendo il terreno in area soggetta a Piano per l'Assetto Idrogeologico (P.A.I.) con rischio idraulico molto elevato (R4) e pericolosità idraulica (P3), trovano applicazione le relative norme di attuazione e prescrizioni, che vietano gli scavi, i riporti, i movimenti di terra e tutte le attività che possono esaltare il livello di rischio atteso, consentendo interventi solo a condizione che siano correlati da parere tecnico dei competenti uffici comunali attestante la compatibilità con le determinazioni sull'assetto idrogeologico del Piano, parere che nel caso di specie non risulta acquisito. 3. Il provvedimento comunale di diffida risulta pertanto legittimo, essendo puntualmente indicati i presupposti di fatto e la normativa sulla cui base è stato adottato, senza che possa ritenersi sussistente il lamentato difetto di motivazione.