Il diritto di proprietà privata, costituzionalmente garantito, non può essere limitato in modo irragionevole e sproporzionato dalla pianificazione urbanistica, la quale deve contemperare gli interessi pubblici con quelli privati, evitando di imporre divieti generalizzati e assoluti sull'uso e la modificazione dei beni immobili. Pertanto, le norme di un piano regolatore generale che vietano in modo indiscriminato la realizzazione di recinzioni e la modifica dei cortili comuni in aree storiche della città, senza adeguata motivazione e bilanciamento degli interessi in gioco, violano il principio di proporzionalità e ragionevolezza dell'azione amministrativa, nonché il diritto di proprietà privata tutelato dall'articolo 42 della Costituzione. L'acquisizione per usucapione di aree recintate da oltre trent'anni, antecedentemente all'entrata in vigore di tali divieti urbanistici, preclude l'applicazione retroattiva delle nuove prescrizioni pianificatorie, le quali producono effetti esclusivamente per il futuro. L'Amministrazione, in tali casi, è tenuta a riesaminare la posizione del privato, valutando la legittimità della recinzione alla luce del pregresso possesso ultraventennale, prima di adottare eventuali provvedimenti sanzionatori.