Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 37569 del 21 ottobre 2010

ECLI:IT:CASS:2010:37569PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, nell'esercizio delle proprie funzioni, viola specifiche norme di legge o regolamento al fine di favorire taluni soggetti a danno di altri, integra il reato di abuso di ufficio. Tale condotta è punibile anche quando il pubblico ufficiale pone in essere una pluralità di atti diretti a impedire il tempestivo invio di chiarimenti richiesti dall'autorità competente, in quanto tali atti, unitamente all'errata attribuzione di punteggi, denotano la sussistenza dell'elemento soggettivo del reato. Il giudice di merito, nel valutare la prova, gode di un ampio margine di discrezionalità, sicché le relative valutazioni non sono sindacabili in sede di legittimità se sorrette da motivazione congrua e logica. L'assoluzione per insussistenza del fatto o perché il fatto non costituisce reato, pronunciata dal giudice di merito, non è censurabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. GRAMENDOLA Francesco P. - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. FAZIO Anna Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Co. Gi. , nata a (OMESSO);

avverso la sentenza in data 27-10-09 della Corte di Appello di Reggio

Calabria;

Visti gli atti, la sentenza impugnata ed il ricorso;

Udita la relazione fatta dal Consigliere, Dott. Vincenzo Rotundo;

Udite le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale, Dott. Spinaci Sante, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

FATTO E DIRITTO

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