Cassazione penale Sez. V sentenza n. 19481 del 21 maggio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:19481PEN

Massima

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Il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione si configura quando l'amministratore di fatto o di diritto di una società dichiarata fallita, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, distrae o occulta i beni sociali, sottraendoli alla garanzia patrimoniale dei creditori, anche attraverso la loro vendita a terzi consapevoli della provenienza illecita. Tale condotta, caratterizzata dalla consapevolezza dello stato di decozione della società e dalla volontà di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori, integra gli elementi costitutivi del reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, senza che rilevi la diversa qualificazione giuridica di bancarotta preferenziale, la quale presuppone l'esistenza di una ragione creditoria in capo all'agente nei confronti della società fallita. L'accertamento della responsabilità penale dell'amministratore di fatto, in concorso con l'amministratore di diritto, può fondarsi anche su elementi di prova indiretti, come le modalità della distrazione dei beni e il ruolo attivo svolto dall'imputato nella relativa vicenda negoziale, senza che sia necessaria la prova diretta del concorso dell'extraneus, essendo sufficiente il riferimento ai rapporti intercorsi tra i concorrenti. L'inutilizzabilità di alcune dichiarazioni rese dall'imputato, in ragione della mancata osservanza delle garanzie di cui all'art. 63 c.p.p., non inficia la validità della pronuncia di condanna, ove questa risulti comunque sorretta da altre prove di resistenza, documentali e logiche, idonee a sostenere il giudizio di colpevolezza. Il principio di correlazione tra accusa e sentenza non è violato quando le marginali difformità tra il fatto contestato e quello ritenuto in sentenza non incidono sulla sostanza dell'addebito e non arrecano pregiudizio alle ragioni difensive. La determinazione della pena, nel rispetto dei criteri di cui agli artt. 132 e 133 c.p., è rimessa alla valutazione discrezionale del giudice di merito, insindacabile in sede di legittimità se sorretta da adeguata motivazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. CARROZZA Arturo - Consigliere

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. BRUNO ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto il 23.6.2009 da:

avv. ((omissis)), difensore di BE. Da. , nato a (OMESSO);

avverso la sentenza della Corte di Appello di Venezia del 28 aprile 2009;

Sentita la relazione del Consigliere Dr. ((omissis)) BRUNO;

Sentite le conclusioni del P.G. in sede, in persona del Sostituto Dr. ((omissis)), che ha chiesto il rigetto del ricorso;

Sentito l'avv. ((omissis)) che ne ha chiesto, invece, l'accoglimento.

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO

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