Il Comune, nell'esercizio della sua discrezionalità, può consentire al titolare del permesso di costruire di realizzare direttamente opere di urbanizzazione a scomputo degli oneri concessori dovuti, ivi compresi quelli relativi al costo di costruzione. Ciò in quanto, sebbene la natura paratributaria di tali oneri ne escluda la disponibilità del quantum dovuto, nulla impedisce al Comune di negoziare tale importo per altri precisi adempimenti urbanistici, quali infrastrutture ed opere sociali e civiche. Pertanto, una volta che il Comune abbia autorizzato la realizzazione di opere di urbanizzazione da parte del privato, la loro esecuzione può sostituire quanto dovuto per oneri concessori, anche per la quota relativa al costo di costruzione. L'art. 16 del D.P.R. n. 380/2001 (e prima l'art. 11 della legge n. 10/1977) non costituisce un impedimento a tale forma di compensazione, in quanto tale norma si limita a indicare gli oneri urbanistici come scomputabili, senza porre un divieto tassativo per forme alternative di pagamento e/o compensazione con opere urbanistiche anche per i costi di costruzione. Inoltre, il mancato esercizio del collaudo da parte del Comune non può risolversi a vantaggio dell'amministrazione inerte, in quanto ciò si tradurrebbe in un ingiusto sacrificio economico a danno del privato, il quale ha diritto alla corresponsione dell'importo dei lavori svolti, previa verifica della congruità dei prezzi utilizzati.