Cassazione penale Sez. I sentenza n. 3791 del 29 ottobre 1993

ECLI:IT:CASS:1993:3791PEN

Massima

Massima ufficiale
Non implica immutazione del fatto il provvedimento del giudice del riesame che ritenga la sussistenza di gravi indizi relativamente al reato di cui all'art. 1, terzo comma, del decreto legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, anziché in ordine al reato di riorganizzazione del disciolto partito fascista previsto dagli artt. 1 e 2 della legge 20 giugno 1952, n. 645 addebitato all'inquisito del giudice per le indagini preliminari con riferimento ad attività di propaganda razzista - Razzismo è, infatti, nozione che indica la dottrine che postulano quale presupposto del divenire storico l'esistenza di razze superiori ed inferiori, le prime destinate al comando, le seconde alla sottomissione; alla stregua di tale definizione, dunque, la lettera e la "ratio" delle due leggi si identificano e le comuni proibizioni si dirigono entrambe ad impedire che le ideologie contenenti il germe della sopraffazione od enunciazioni filosoficopolitico sociali (quali il primato delle razze superiori, la purezza della razza) conducano a discriminazioni aberranti, con il pericolo che ne derivi odio, violenza, persecuzione. Poiché, peraltro, l'applicazione del principio di sussidiarietà comporta esclusione dell'operatività della norma che commina sanzioni meno gravi (quella, cioè, prevista dalla legge n. 645 del 1952), onde evitare duplicità di incolpazioni per un'unica condotta finché è o resta applicabile la norma che commina una sanzione più grave (la norma, cioè, dettata dal decreto legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito dalla lege 25 giugno 1993, n. 205) questa, se ritenuta operante nel caso di specie, esaurendo il disvalore del fatto, col tutelare anche l'interesse protetto dall'altra, diviene l'unica in concreto applicabile.

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