Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La partecipazione di un soggetto all'attività di spaccio di sostanze stupefacenti può essere desunta in modo logico e non manifestamente illogico dalla Corte di merito sulla base di elementi probatori univoci, quali la constatazione di conversazioni e scambi con gli acquirenti, l'avviso dato agli altri concorrenti dell'arrivo delle forze di polizia e il ruolo di coordinamento svolto nell'ambito dell'organizzazione della "piazza di spaccio", senza che ciò configuri una inammissibile rilettura degli elementi di prova. La circostanza attenuante del particolare tenuità del fatto di cui all'art. 62, n. 4, c.p. non è applicabile quando l'attività di spaccio risulti sistematica e reiterata, tale da escludere che il lucro conseguito dagli imputati sia di particolare modestia. Il giudizio di legittimità è limitato al controllo della logicità e della sufficienza della motivazione, senza possibilità di una nuova valutazione delle risultanze probatorie.