Cassazione penale Sez. I sentenza n. 9819 del 4 marzo 2009

ECLI:IT:CASS:2009:9819PEN

Massima

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La confisca di beni può essere disposta nei confronti di soggetti indiziati di appartenere ad associazione mafiosa, qualora emerga una sperequazione significativa tra i redditi dichiarati e gli investimenti effettuati, tale da far ritenere che i beni costituiscano il frutto di attività illecite o il loro reimpiego, anche in assenza di una prova diretta della provenienza delittuosa. La mera allegazione di una prassi commerciale di ritardare i pagamenti ai fornitori, o l'asserita intestazione fittizia di un bene al fine di eludere il fallimento del reale acquirente, non sono di per sé sufficienti a superare la presunzione di illiceità della provenienza dei beni, in assenza di adeguata prova. Il controllo di legittimità del provvedimento di confisca in sede di legittimità è limitato alla verifica della violazione di legge, senza estendersi al sindacato sull'iter logico-giustificativo della decisione, salvo che questo risulti del tutto mancante.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. GIORDANO Umberto - Consigliere

Dott. SIOTTO Maria Cristi - Consigliere

Dott. DI TOMASSI Mariastefani - Consigliere

Dott. BONITO Francesco M. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Bo. Gi. , nato il (OMESSO);

avverso il decreto in data 13.6.2008 della Corte d'appello di Palermo.

Visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;

Udita la relazione fatta dal Consigliere Dott. M. Stefania Di Tomassi;

lette le richieste del Sostituto Procuratore Generale Dott. Gioacchino Izzo, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.

FATTO

Con il provvedimento in epigrafe…

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