Il provvedimento di ammissione o non ammissione al finanziamento di progetti presentati per l'ottenimento di agevolazioni pubbliche, ai sensi del d.lgs. n. 123/1998 e della legge n. 46/1982, implica valutazioni tecnico-discrezionali da parte dell'amministrazione competente, supportata dall'istituto bancario concessionario, in ordine alla congruità tecnico-finanziaria dell'intervento proposto rispetto ai requisiti previsti dal bando. Tali valutazioni, se non manifestamente irragionevoli o viziate nei presupposti di fatto, si sottraggono al sindacato intrinseco di legittimità del giudice amministrativo, il quale può intervenire solo in caso di macroscopica illogicità. L'amministrazione, pertanto, gode di un ampio margine di discrezionalità tecnica nella valutazione dell'innovatività e della rispondenza del progetto ai requisiti del bando, sindacabile solo per vizi di palese irragionevolezza o travisamento dei fatti, non per la mera contrapposizione di valutazioni di parte. Il provvedimento di diniego, se adeguatamente motivato e preceduto dal rispetto del contraddittorio procedimentale, non è annullabile per il solo fatto che il privato ritenga il proprio progetto pienamente aderente alle previsioni del bando.