Cassazione penale Sez. I sentenza n. 10024 del 7 marzo 2019

ECLI:IT:CASS:2019:10024PEN

Massima

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Il reato di partecipazione ad associazione di stampo mafioso comporta la presunzione relativa di pericolosità sociale dell'imputato, che giustifica l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere senza la necessità di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza. La valutazione della sussistenza delle esigenze cautelari deve essere effettuata in concreto sulla base di elementi probatori quali le dichiarazioni convergenti di più collaboratori di giustizia e gli esiti di intercettazioni telefoniche e ambientali, senza che il giudice sia tenuto a motivare specificamente in ordine a presunte discrasie tra le dichiarazioni dei collaboratori o alla mancata sostituzione della misura cautelare con altra meno afflittiva, essendo preclusa tale possibilità per il reato di associazione mafiosa in base all'art. 275, comma 3, c.p.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MAZZEI Antonella P. - Presidente

Dott. BONI Monica - Consigliere

Dott. SANTALUCIA Giuseppe - Consigliere

Dott. ESPOSITO Aldo - Consigliere

Dott. CENTOFANTI Francesc - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 13/07/2018 del Tribunale di Bari;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Francesco Centofanti;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. Di Leo Giovanni, che ha chiesto dichiararsi inammissibile il ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Il Tribunale di Bari, investito di richiesta di riesame ex articolo 309 c.p.p., con l'ordinanza in…

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