Consiglio di Stato sentenza n. 5692 del 2015

ECLI:IT:CDS:2015:5692SENT

Massima

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Il provvedimento interdittivo antimafia può essere legittimamente adottato dall'autorità prefettizia quando emergano gravi elementi indiziari, desumibili anche da risultanze penali, che facciano ragionevolmente ritenere il pericolo di infiltrazione o condizionamento mafioso nell'attività dell'impresa o ente interessato, a prescindere dalla modesta entità dei fatti illeciti contestati e dalla successiva sostituzione formale della persona fisica coinvolta. Infatti, ciò che rileva ai fini della valutazione del pericolo di infiltrazione mafiosa è l'accertata contiguità di soggetti apicali dell'ente con esponenti della criminalità organizzata, in grado di esercitare un'influenza e un controllo occulto sull'attività dell'impresa, anche attraverso il ricorso a metodi intimidatori e al metodo mafioso, a prescindere dalla modesta entità dei singoli episodi delittuosi. L'adozione del provvedimento interdittivo antimafia, pertanto, non richiede la dimostrazione di un diretto coinvolgimento dell'impresa o ente nei reati contestati ai soggetti ad esso collegati, essendo sufficiente l'accertamento di una situazione di contiguità e di possibile condizionamento mafioso, tale da far ritenere concretamente il pericolo di infiltrazione nell'attività dell'ente, anche in assenza di una formale partecipazione o gestione dello stesso da parte di esponenti della criminalità organizzata. In tale prospettiva, il provvedimento interdittivo antimafia si configura come uno strumento di prevenzione e di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, volto a scongiurare il rischio di infiltrazioni mafiose nell'economia legale, a prescindere dalla sussistenza di reati in capo all'impresa o ente interessato. Pertanto, l'autorità prefettizia è legittimata ad adottare il provvedimento interdittivo antimafia sulla base di un ragionevole convincimento, fondato su gravi indizi, circa l'esistenza di un pericolo di condizionamento mafioso dell'attività dell'impresa o ente, senza che sia necessaria la prova di un diretto coinvolgimento dello stesso in attività illecite.

Sentenza completa

N. 08308/2015
REG.RIC.

N. 05692/2015REG.PROV.COLL.

N. 08308/2015 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Terza)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 8308 del 2015, proposto da:
Pubblica Assistenza Flegrea – Onlus, in persona del legale rappresentante
pro tempore
, rappresentata e difesa dall’Avv. ((omissis)), con domicilio eletto presso l’Avv. ((omissis)) in Roma, corso ((omissis)) II, n. 18;

contro

Ministero dell’Interno, in persona del Ministro
pro tempore
, U.T.G. - Prefettura di Napoli, in persona del Prefetto
pro tempore
, rappresentati e difesi
ex lege
dall’Avvocatura Generale dello Stato, domiciliata in Roma, via dei Portoghesi, 12;
Azienda Sanitaria Locale Napoli 2 Nord, in persona del Direttore Generale
pro tempore

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