Cassazione penale Sez. V sentenza n. 6200 del 15 febbraio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:6200PEN

Massima

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Il reato di falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri (art. 495 c.p.) si configura quando l'imputato rende molteplici dichiarazioni, tutte fra loro diverse, in ordine alle proprie generalità, a prescindere dall'accertamento delle sue vere generalità e dal fatto che in una sola occasione possa avere detto il vero. L'accertamento della falsità delle generalità rese può avvenire anche in base a considerazioni di carattere logico, come l'ammissione da parte dell'imputato di aver reso in precedenza false generalità, la mancanza di documenti di riconoscimento, il sopravvenire di una ulteriore sentenza di condanna e l'indicazione di generalità diverse in occasioni diverse. In caso di riforma in appello di una sentenza assolutoria di primo grado, il giudice di appello ha l'obbligo di una motivazione "rafforzata", confrontandosi in modo specifico e completo con le argomentazioni contenute nella prima sentenza e superandole in modo convincente e puntuale, dimostrando l'insostenibilità sul piano logico e giuridico degli argomenti più rilevanti della sentenza di primo grado, anche in relazione ai contributi offerti dalla difesa, al fine di escludere ogni ragionevole dubbio sull'affermazione di colpevolezza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Presidente

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. FIDANZIA Andrea - Consigliere

Dott. AMATORE Roberto - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato in (OMISSIS);
avverso la sentenza del 10.4.2014 della Corte di Appello di Torino;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. GALASSO Aurelio che ha concluso per il rigetto.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza impugnata la Corte di Appello di Torino ha condannato il predetto imputato per il reato di cui all'articolo 495 codice penale, accogliendo in tal modo l'appello pr…

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