Il giudicato di annullamento di un titolo edilizio, quale permesso di costruire, comporta l'obbligo per l'amministrazione comunale di procedere alla demolizione del manufatto abusivo, senza che la successiva procedura di fiscalizzazione dell'abuso ex art. 38 del d.P.R. n. 380 del 2001 possa evitare tale conseguenza, atteso che tale procedura non è applicabile ai vizi sostanziali del titolo edilizio, come nel caso di specie in cui l'abuso è consistito nella violazione di un atto d'obbligo che limitava l'edificabilità del lotto. Pertanto, il Comune è gravemente inadempiente nell'esecuzione del giudicato, essendo trascorsi oltre quattro anni dalla pubblicazione della sentenza, e deve pertanto procedere all'ingiunzione di demolizione entro 60 giorni, con successiva esecuzione in danno dei controinteressati entro i successivi 120 giorni, pena la nomina di un Commissario ad acta che provvederà in via sostitutiva, con facoltà di denunciare alla Procura della Repubblica e alla Procura regionale della Corte dei conti gli specifici comportamenti (anche omissivi) di amministratori e funzionari che ne abbiano reso necessario l'intervento, con consequenziale danno erariale. La domanda risarcitoria proposta dalla parte ricorrente è invece inammissibile e infondata, in quanto i danni lamentati non scaturiscono dalla mancata esecuzione del giudicato, ma dall'illegittimità dei provvedimenti autorizzatori annullati in sede di cognizione, e non è stata fornita alcuna prova della impossibilità della esecuzione del giudicato in forma specifica.