Il giudice di merito, nel procedimento di riconoscimento di una sentenza straniera ai sensi della legge n. 218 del 1995, deve limitarsi ad accertare la sussistenza dei requisiti di cui all'art. 64 della medesima legge, senza poter procedere a un nuovo esame del merito della controversia decisa dal giudice straniero. Il mero fatto che la sentenza straniera si basi, in parte, sulle dichiarazioni delle parti, in applicazione del principio del libero convincimento del giudice, non comporta di per sé una violazione dell'ordine pubblico processuale italiano, il quale si riferisce ai principi inviolabili posti a garanzia del diritto di difesa. Inoltre, la condanna al risarcimento del danno pronunciata dal giudice straniero non integra necessariamente l'istituto dei danni punitivi, incompatibile con l'ordinamento italiano, qualora il giudice abbia inteso reintegrare completamente il danneggiato in relazione all'effettivo pregiudizio subito. Infine, la mera deduzione di vizi o illegittimità relativi al merito della controversia decisa dal giudice straniero, senza una specifica censura della motivazione della sentenza di riconoscimento, non è sufficiente a far ritenere la sentenza straniera contraria all'ordine pubblico.