Consiglio di Stato sentenza n. 2823 del 2003

ECLI:IT:CDS:2003:2823SENT

Massima

La pubblica amministrazione può revocare l'aggiudicazione di un appalto pubblico e negare l'approvazione del relativo contratto, anche successivamente all'aggiudicazione, qualora ritenga l'offerta prescelta non conveniente per l'interesse pubblico, purché tale valutazione sia adeguatamente motivata e non risulti manifestamente illogica o irragionevole. In particolare, la scarsa convenienza dell'offerta può essere desunta dalla esiguità del ribasso offerto rispetto ai ribassi medi conseguiti in analoghe procedure, nonché dalla limitata partecipazione alla gara dovuta a un eccessivo formalismo nella fase di preselezione delle imprese, in contrasto con le indicazioni impartite dall'amministrazione centrale. L'esercizio di tale potere di autotutela, pur incidendo sul diritto soggettivo dell'aggiudicatario, è ammesso in presenza di un preciso e concreto interesse pubblico, purché adeguatamente motivato.

Sentenza completa

FATTO
Nel corso dell'anno 1999 il Ministero dell'interno - Direzione generale dei servizi antincendi ha indetto diverse licitazioni private, da aggiudicarsi al prezzo più basso, per l'affidamento su base triennale, a decorrere dal 1.1.2000, dei servizi di pulizia delle sedi provinciali del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, prevedendo che ciascun Comando espletasse la gara di competenza.
All'esito della relativa procedura di selezione, il Comando provinciale di Napoli aggiudicava il servizio alla SRL L. P., che aveva formulato l'offerta migliore con ribasso dello 0,76 per cento sul prezzo a base d'asta, e stipulava il contratto.
Con provvedimento del 28.2.2000 la competente Direzione generale dell'appellante Ministero denegava l'approvazione del contratto e revocava l'aggiudicazione, allegando la scarsa convenienza dell'offerta prescelta in sede provinciale.
Il provvedimento ora citato è stato impugnato avanti al TAR …

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