La proposta di riqualificazione urbanistica presentata da un privato ai sensi dell'art. 55-quinquies della legge urbanistica provinciale non è di interesse pubblico quando l'inserimento di aree a destinazione commerciale e/o residenziale in una zona a vocazione produttiva determina problemi di approvvigionamento e distribuzione di beni e servizi all'interno di detta zona, effetti concorrenziali negativi sulle strutture commerciali tradizionalmente ubicate nei centri cittadini, nonché l'esposizione dei residenti ai disagi dovuti alla carenza di servizi e strutture e alle emissioni ed al traffico pesante caratterizzanti l'area industriale, senza che ciò comporti tangibili benefici per il complessivo assetto viario ed urbanistico della zona. L'amministrazione comunale può legittimamente privilegiare, nell'esercizio della propria discrezionalità pianificatoria, la finalità di mantenere la vocazione residenziale dei centri urbani e contrastare la tendenza allo "spopolamento" degli stessi, in attuazione di politiche di protezione dell'ambiente urbano dettate da motivi imperativi di interesse generale, come riconosciuto dalla normativa statale e dalla giurisprudenza comunitaria. Tali scelte di pianificazione urbanistica, pur comportando valutazioni di merito, sono sindacabili dal giudice amministrativo solo sotto il profilo della manifesta illogicità, irragionevolezza o travisamento dei fatti, non essendo invece censurabili le valutazioni discrezionali dell'amministrazione.