Cassazione penale Sez. II sentenza n. 26845 del 14 luglio 2021

ECLI:IT:CASS:2021:26845PEN

Massima

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Il reato di partecipazione ad associazione di tipo mafioso si configura quando l'indagato, pur senza ricoprire un ruolo apicale, risulti stabilmente e organicamente inserito nel tessuto organizzativo del sodalizio, contribuendo concretamente al perseguimento dei suoi scopi criminosi, anche attraverso la commissione di reati-fine funzionali agli interessi dell'associazione. La prova della partecipazione può desumersi da una pluralità di elementi indiziari, quali i rapporti intrattenuti con gli altri associati, il ruolo di intermediazione svolto, la disponibilità di informazioni riservate e la capacità di imporre le proprie decisioni agli altri sodali. Ai fini della configurabilità del reato associativo non è necessaria la prova della commissione di reati-fine, essendo sufficiente la stabile ed organica compenetrazione del soggetto nel tessuto organizzativo del sodalizio. Tuttavia, la realizzazione di tali reati può costituire un elemento di prova della operatività dell'associazione. In relazione ai reati-fine, la condotta di concorso può essere integrata anche attraverso il compimento di atti meramente esecutivi o di favoreggiamento, purché idonei a contribuire al raggiungimento degli scopi criminosi del gruppo. Nei territori sottoposti all'influenza di consorterie mafiose, la richiesta minatoria di prestazioni economiche, anche se formulata in modo criptico o allusivo, può integrare il reato di estorsione ambientale, in quanto percepita dalla vittima come concreta e di certa attuazione, in ragione della forza intimidatrice del gruppo criminale di appartenenza dell'autore. Sussiste la presunzione relativa di sussistenza delle esigenze cautelari e assoluta di adeguatezza della misura della custodia in carcere per il reato di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, superabile solo dalla prova della rescissione dei legami con l'organizzazione criminosa o del definitivo allontanamento dell'indagato dal sodalizio. Il giudizio prognostico sulla persistente pericolosità sociale dell'indagato, ai fini della valutazione delle esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, deve essere formulato sulla base dei criteri di cui all'art. 133 c.p. e della realtà emergente dagli atti del procedimento, senza necessità di accertare l'esistenza di immediate opportunità di ricaduta nel reato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DIOTALLEVI G. - Presidente

Dott. MANTOVANO A. - Consigliere

Dott. MESSINI D'AGOSTINO - rel. Consigliere

Dott. BELTRANI Sergi - Consigliere

Dott. COSCIONI G. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nata il (OMISSIS);
avverso la ordinanza del 13/08/2020 del TRIBUNALE DI REGGIO CALABRIA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Piero MESSINI D'AGOSTINI;
lette le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. TRONCONE Fulvio, che ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza emessa il 13/8/2020 il Tribunale di Reggio Calabria, decid…

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