Il sequestro probatorio disposto dal pubblico ministero, senza indicazione specifica dell'oggetto del vincolo reale, necessita di convalida da parte del giudice ai sensi dell'art. 355 c.p.p., in quanto l'indeterminatezza del provvedimento rimette agli operanti la discrezionalità di individuare i presupposti fondamentali del sequestro, ossia la qualifica dei beni come corpo o pertinenza del reato, la quale richiede il controllo dell'autorità giudiziaria. In assenza di tale convalida, l'interessato non può proporre istanza di riesame ai sensi dell'art. 253 c.p.p., ma può solo chiedere al pubblico ministero la restituzione dei beni ai sensi dell'art. 355 c.p.p., comma 2, con facoltà di proporre opposizione al giudice per le indagini preliminari contro l'eventuale diniego. Il pubblico ministero, in quanto parte pubblica titolare dell'azione penale e della vigilanza sull'osservanza delle leggi, può impugnare il provvedimento di inammissibilità dell'istanza di riesame solo ove tale impugnazione sia diretta a conseguire un risultato concreto e attuale, e non meramente teorico, a tutela dell'interesse pubblico all'accertamento dei reati e alla corretta amministrazione della giustizia.