Il rilascio di una concessione edilizia per la demolizione e ricostruzione di un edificio che comporti un aumento di volume, altezza, sagoma e superficie rispetto all'edificio preesistente, in misura superiore al doppio, è illegittimo in quanto viola il principio di cui all'art. 3, comma 1, lett. d), del D.P.R. 380/2001, che definisce gli "interventi di ristrutturazione edilizia" come quelli volti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente, consentendo la demolizione e ricostruzione solo con la stessa volumetria e sagoma dell'edificio preesistente, fatte salve le sole innovazioni necessarie per l'adeguamento alla normativa antisismica. Inoltre, la realizzazione di un nuovo edificio in parte a distanza inferiore ai 10 metri dal confine, in violazione dell'art. 9 del D.M. 1444/1968, che fissa la distanza minima assoluta tra pareti finestrate di edifici antistanti, comporta l'obbligo per il giudice di applicare tale disposizione di legge in sostituzione di eventuali norme regolamentari comunali illegittime che consentano distanze inferiori. Pertanto, il rilascio di una concessione edilizia che consenta la realizzazione di un nuovo edificio, anziché la mera ristrutturazione dell'esistente, con volumetria e sagoma difformi e distanze inferiori al minimo di legge, è illegittimo e deve essere annullato.