Il reato di riciclaggio non richiede l'individuazione dell'esatta tipologia del delitto presupposto né la precisa indicazione della persona offesa, essendo sufficiente la prova logica della provenienza delittuosa delle utilità oggetto delle operazioni compiute. Ai fini della configurabilità del reato, è sufficiente che emerga l'esistenza di un delitto non colposo presupposto, ancorché delineato solo per sommi capi quanto alle modalità di commissione, senza che sia necessario identificarne con precisione il soggetto passivo o l'esatta qualificazione giuridica. Ciò che rileva è che sia raggiunta la prova logica della provenienza illecita delle utilità, anche sulla base di elementi indiziari quali l'entità sproporzionata dei guadagni, l'assenza di una effettiva struttura operativa delle società coinvolte, il trasferimento dei proventi su conti esteri e la mancanza di giustificazioni plausibili per tali operazioni. Il giudice cautelare, pur senza poteri istruttori, deve valutare in punto di diritto se gli elementi di fatto rappresentati consentano di sussumere l'ipotesi formulata nella fattispecie tipica, tenendo conto delle contestazioni difensive sull'esistenza del reato.