Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 29240 del 21 ottobre 2020

ECLI:IT:CASS:2020:29240PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando della propria qualità e dei poteri connessi alla funzione, chiede indebitamente denaro a un privato proponendosi di adoperarsi per evitare l'assoggettamento dell'attività commerciale di quest'ultimo a provvedimenti ablatori, commette il reato di istigazione alla corruzione. Tale condotta integra gli estremi del delitto anche qualora il pubblico ufficiale non abbia effettivamente rivelato segreti d'ufficio, essendo sufficiente che egli abbia acquisito informazioni riservate relative alle vicende giudiziarie della persona offesa, al fine di esercitare un indebito condizionamento sulla sua sfera giuridica. La fattispecie criminosa si perfeziona con la mera richiesta di denaro, a prescindere dall'effettivo conseguimento della dazione o della promessa, in quanto il reato di istigazione alla corruzione tutela il corretto e imparziale esercizio della funzione pubblica, a prescindere dall'esito della condotta illecita. La motivazione della sentenza di condanna deve analiticamente indicare gli elementi di prova idonei a integrare gli estremi del delitto, senza che sia necessario soffermarsi su addebiti diversi da quelli oggetto di accertamento, anche ove il giudice di primo grado abbia pronunciato una sentenza di assoluzione per un reato connesso. Il principio di diritto affermato dalla Corte di Cassazione mira a preservare l'imparzialità e la correttezza dell'azione della pubblica amministrazione, sanzionando condotte abusive del pubblico ufficiale che, sfruttando la propria posizione di potere, tentino di condizionare indebitamente l'attività di privati cittadini, a prescindere dall'effettivo conseguimento del vantaggio illecitamente richiesto. Tale principio si applica ogni qualvolta emerga la prova di una richiesta indebita di denaro o altra utilità da parte del pubblico ufficiale, a fronte di un suo intervento o astensione nell'esercizio delle proprie funzioni, a prescindere dalla concreta realizzazione dell'abuso di potere o dalla rivelazione di informazioni riservate.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Presidente

Dott. APRILE Ercole - rel. Consigliere

Dott. BASSI Alessandra - Consigliere

Dott. VIGNA Maria Sabina - Consigliere

Dott. SILVESTRI Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 06/11/2019 della Corte di appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere APRILE Ercole;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale ORSI Luigi, che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso;
udito per l'imputato l'avv. (OMISSIS), che ha concluso chiedendo l'annullament…

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