Il giudice di legittimità, nell'annullare con rinvio la sentenza di condanna, afferma che la motivazione della pronuncia impugnata risulta carente e contraddittoria, non essendo adeguatamente valorizzati gli elementi di prova offerti dalla difesa e non essendo stata compiuta una corretta valutazione della credibilità e attendibilità della fonte accusatoria. In particolare, la Corte rileva che i giudici di merito hanno omesso di considerare la documentazione prodotta dalla difesa, relativa a precedenti episodi che avrebbero potuto incidere sull'affidabilità del dichiarante, e hanno fatto eccessivo affidamento su elementi di natura meramente congetturale, senza fornire una motivazione logica e coerente a sostegno del giudizio di responsabilità. Pertanto, il principio di diritto enunciato è che, ai fini della pronuncia di una sentenza di condanna, è necessario che la motivazione sia immune da vizi logici e contraddizioni, valorizzando tutti gli elementi di prova rilevanti e procedendo ad una puntuale valutazione della credibilità e attendibilità delle fonti accusatorie, in ossequio ai canoni di cui all'art. 192 c.p.p.