Il vincolo urbanistico che impone la destinazione di un'area a "verde urbano attrezzato", senza prevedere la possibilità di interventi edilizi privati, anche previa pianificazione di dettaglio, configura un vincolo preordinato all'espropriazione o di inedificabilità assoluta, soggetto a decadenza per il decorso del termine quinquennale previsto dall'art. 2 della legge n. 1187/1968. Decorso tale termine senza che l'amministrazione comunale abbia provveduto all'espropriazione o all'approvazione dei relativi piani urbanistici esecutivi, il proprietario dell'area può diffidare il Comune a rideterminarne la destinazione urbanistica, e in caso di inerzia dell'amministrazione, impugnare il silenzio-rifiuto formatosi sulla diffida. Il Comune ha l'obbligo di procedere alla nuova pianificazione dell'area, attraverso una variante specifica o generale al piano regolatore, senza poter invocare l'applicabilità della disciplina transitoria di cui all'art. 4, ultimo comma, lett. a) e b) della legge n. 10/1977, la quale ha natura provvisoria e non può sostituirsi alla responsabile valutazione del Comune. In caso di ulteriore inerzia del Comune oltre il termine assegnato dal giudice, il proprietario può richiedere la nomina di un commissario ad acta per l'adozione del provvedimento di rideterminazione della destinazione urbanistica.