Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Le università, nell'ambito della propria autonomia didattica, possono adottare misure di sospensione temporanea delle propedeuticità e dei requisiti minimi di crediti formativi per l'ammissione agli anni successivi al primo, al fine di ovviare alle difficoltà organizzative e didattiche determinate dall'emergenza pandemica da COVID-19. Tali misure, ove adottate, devono essere applicate in modo uniforme e non discriminatorio a tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro provenienza da altri atenei, in quanto la ratio giustificatrice della sospensione - ovvero le medesime esigenze di carattere sanitario e organizzativo - riguarda in modo equivalente l'intera comunità studentesca. Il diniego di iscrizione al successivo anno di corso, fondato sul mancato rispetto di requisiti propedeutici, è pertanto illegittimo qualora l'università non abbia esteso agli studenti provenienti da altri atenei la medesima sospensione prevista per i propri studenti interni, senza fornire adeguata motivazione in ordine a tale disparità di trattamento. In tali casi, il giudice amministrativo, accertata l'illegittimità del provvedimento di diniego, può condannare l'università a disporre l'iscrizione dello studente al successivo anno di corso, in quanto l'effetto conformativo della sentenza esaurisce la discrezionalità amministrativa sulla questione.