Cassazione penale Sez. I sentenza n. 24839 del 18 maggio 2017
ECLI:IT:CASS:2017:24839PEN
Massima
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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente:
La nozione di continuazione, delineata nell'articolo 81 c.p., comma 2, presuppone l'anticipata e unitaria ideazione di più violazioni della legge penale, già insieme presenti alla mente del reo nella loro specificità, almeno a grandi linee, e tale situazione è ben diversa da una mera inclinazione a reiterare nel tempo violazioni della stessa specie, anche se dovuta a una determinata scelta di vita o a un programma generico di attività delittuosa da sviluppare nel tempo secondo contingenti opportunità. La prova di detta congiunta previsione, ritenuta meritevole di trattamento sanzionatorio più benevolo per la minore capacità a delinquere di chi si determina a commettere gli illeciti in forza di un singolo impulso, invece che di spinte criminose indipendenti e reiterate, deve essere ricavata di regola da indici esteriori significativi, alla luce dell'esperienza, del dato progettuale sottostante alle condotte tenute, quali la tipologia dei reati, il bene giuridico offeso, le condotte poste a fondamento delle diverse condanne, le loro modalità di commissione, la causale delle violazioni, la loro omogeneità, la sistematicità, il contesto spaziale e il contenuto intervallo temporale. Tali fattori, che, singolarmente considerati, non costituiscono indizi necessari di una programmazione e deliberazione unitaria e, aggiunti l'uno all'altro, incrementano la possibilità dell'accertamento dell'esistenza di un medesimo disegno criminoso, in proporzione logica corrispondente all'aumento delle circostanze indiziarie favorevoli, hanno normalmente un carattere sintomatico, e non direttamente dimostrativo, della esistenza di detto unitario disegno, quale preordinazione di fondo che unifica le singole violazioni, e l'accertamento diretto al riconoscimento o al diniego del vincolo della continuazione, pur officioso e non implicante oneri probatori, deve assumere il carattere della effettiva dimostrazione logica, non potendo essere affidato a semplici congetture o presunzioni. Inoltre, il criterio moderatore ex articolo 78 c.p. deve operare sulla pena concreta da espiare e non su quella complessiva, trattandosi di un meccanismo regolatore che entra in funzione sulla porzione effettiva di pena e quindi opera sulla pena eseguibile, mentre in sede di esecuzione, ai fini della determinazione del trattamento sanzionatorio conseguente al riconoscimento del vincolo della continuazione tra più reati che hanno formato oggetto di giudizio abbreviato, la riduzione di pena conseguente alla scelta del rito opera necessariamente prima del criterio moderatore del cumulo materiale previsto dall'articolo 78 c.p.
Sentenza completa
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE PRIMA PENALE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. VECCHIO Massimo - Presidente
Dott. BONITO Francesco M. S - Consigliere
Dott. MANCUSO Luigi F. - Consigliere
Dott. TALERICO Palma - Consigliere
Dott. MINCHELLA Antonio - rel. Consigliere
ha pronunciato la seguente:
SENTENZA sul ricorso proposto da: (OMISSIS), nato il (OMISSIS); Avverso la ordinanza n. 385/2015 del Tribunale di Catania del 05.11.2015; Udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ((omissis)); Lette le conclusioni del Procuratore Generale, in persona del Dott. ((omissis)), il quale ha chiesto l'annullamento con rinvio dell'ordinanza impugnata. RILEVATO IN FATTO Con ordinanza in data 05.11.2015 il Tribunale di Catania riteneva sussistere, a favore di (O…
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