Il difetto di legittimazione ad impugnare una delibera condominiale spetta al condomino che sia stato presente all'assemblea e non abbia espresso il proprio dissenso, non potendosi accordare la facoltà di opporsi a chi non ne abbia titolo. Tuttavia, la mera infondatezza della domanda, anche manifesta, non integra di per sé gli estremi della responsabilità aggravata ex art. 96 c.p.c., essendo necessaria la prova della mala fede o della colpa grave della parte soccombente, consistente nella violazione del grado minimo di diligenza che consente di avvertire facilmente l'infondatezza o l'inammissibilità della propria domanda. In tema di quorum deliberativo per la validità delle delibere condominiali, l'art. 1136, comma 2, c.c. prevede che in seconda convocazione sia necessaria la maggioranza del valore dell'edificio, interpretazione che deve ritenersi applicabile sia alla prima che alla seconda convocazione, in virtù del richiamo operato dal comma 4 della medesima disposizione. Inoltre, la modifica delle tabelle millesimali, anche se presentata come mera presa d'atto di un errore di trascrizione, integra una variazione sostanziale che richiede la preventiva comunicazione ai condomini, a pena di invalidità della relativa delibera.