Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Nei procedimenti di prevenzione, il ricorso per cassazione è ammesso soltanto per violazione di legge, ai sensi dell'art. 4, comma 10, della Legge n. 1423 del 1956, applicabile anche ai casi di pericolosità qualificata di cui alla Legge n. 575 del 1965. Pertanto, in sede di legittimità, non è deducibile il vizio di motivazione, tranne che nei casi di difetto assoluto o di motivazione meramente apparente, poiché tali vizi si traducono in realtà in violazione di legge per mancata osservanza, da parte del giudice di merito, dell'obbligo di provvedere con decreto motivato, sancito dal comma 9 del citato art. 4. Inoltre, la Corte di Cassazione non può riesaminare le questioni di fatto, essendo compito del giudice di merito la ricostruzione dei presupposti di legge per l'applicazione delle misure di prevenzione e la confisca dei beni, purché tale ricostruzione sia logica e non contraddittoria. Infine, l'onere della prova circa la legittima provenienza dei beni sottoposti a confisca non può essere invertito, ma spetta al giudice di merito valutare, sulla base degli elementi probatori acquisiti, se sussistano i presupposti per l'applicazione della misura ablativa, senza che ciò si traduca in un'indebita inversione dell'onere della prova.