L'annullamento d'ufficio di una concessione edilizia (ora permesso di costruire) non necessita di una specifica motivazione sull'interesse pubblico, in quanto l'interesse della collettività al rispetto della disciplina urbanistica è in re ipsa. L'affidamento del titolare della concessione edilizia può avere rilievo solo se è incolpevole e consolidato, potendo essere posto a raffronto con l'interesse al rispetto della normativa urbanistica. Tuttavia, tale affidamento non sussiste qualora il titolare della concessione edilizia fosse a conoscenza dell'assenza di cubatura edificatoria sull'area oggetto dell'intervento, in ragione di precedenti vincoli di asservimento. Analogamente, non sussiste un affidamento tutelabile in capo all'acquirente dell'immobile, qualora dal contratto di compravendita risulti l'esistenza di tali vincoli. In tali casi, l'amministrazione non è tenuta a motivare specificamente sull'interesse pubblico all'annullamento, né a considerare il parere eventualmente reso da altri enti, né le deduzioni formulate in sede procedimentale. Inoltre, il termine di dieci anni previsto dall'art. 39 del D.P.R. n. 380/2001 per l'annullamento di provvedimenti edilizi costituisce il parametro di riferimento per valutare la ragionevolezza del termine entro cui l'amministrazione interviene in autotutela, ai sensi dell'art. 21-nonies della L. n. 241/1990. Infine, il parere della Commissione Edilizia non è necessario quando il provvedimento di autotutela sia supportato da ragioni di tipo esclusivamente giuridico.