Il reato di diffamazione aggravata sussiste anche quando le espressioni offensive sono contenute in un esposto rivolto alle autorità competenti, qualora il contenuto della missiva travalichi i limiti della critica sindacale e si risolva in gratuiti attacchi alla dignità della persona, non essendo sufficiente l'espediente linguistico del "pare" per escludere l'elemento psicologico del dolo. La causa di giustificazione del diritto di critica non opera in tali casi, neppure in forma putativa, in quanto la formulazione di gravi accuse non dovute ad errore scusabile non può essere considerata rientrante nell'ambito della critica sindacale. Il reato di diffamazione è autonomo e distinto rispetto al reato di calunnia, non configurandosi un rapporto di assorbimento tra le due fattispecie, in quanto presentano diverse obiettività giuridiche. Le formalità prescritte per la presentazione della querela, ai sensi dell'art. 337 c.p.p. in relazione all'art. 333 c.p.p., sono state rispettate con la semplice indicazione del verbalizzante, senza necessità di specificarne il grado militare.