E' manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale, in relazione agli artt. 13 e 25 cost., degli artt. 297 e 299 legge doganale, prospettata sotto il profilo che dette norme, configurando una abitualità presunta, privano il giudice del potere di effettuare valutazioni relative alla personalità dell'imputato e alla gravità delle violazioni. Infatti, se è pur vero che la costituzione pone principi a tutela della libertà personale, come bene primario del cittadino, tuttavia non è vietato al legislatore porre limiti e condizioni all'esercizio di tali libertà con norme dirette alla prevenzione e repressione di atti con i quali la si attenta.Pertanto rientrano proprio nello spirito delle norme costituzionali, di cui si afferma la violazione, le disposizioni del diritto penale che, come gli artt. 297 e 299 della legge doganale, pongono sbarramenti precisi all'attività dei singoli, giustificati anche da esigenze di natura tributaria e sanciscono il diritto dello stato a pretendere determinati comportamenti ed a fissare, con rigidi imperativi, che vincolano anche la discrezionalità del giudice, le inevitabili conseguenze restrittive in caso di violazione.