La mancata pronuncia della pubblica amministrazione regionale sulla domanda di accreditamento istituzionale di una struttura sanitaria privata, in possesso dei necessari requisiti autorizzativi, integra una violazione del dovere di concludere il procedimento entro il termine previsto dalla legge, sanzionabile attraverso il ricorso al giudice amministrativo. L'amministrazione regionale è pertanto tenuta a provvedere espressamente sulla domanda di accreditamento entro un termine perentorio, decorso il quale si forma il silenzio-inadempimento, suscettibile di essere rimosso in sede giurisdizionale. Il privato richiedente l'accreditamento, titolare di una posizione giuridica qualificata e meritevole di tutela, ha diritto ad ottenere una pronuncia espressa da parte dell'amministrazione competente, nel rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità dell'azione amministrativa. Il mancato rispetto del termine di otto mesi previsto dalla legge regionale per la conclusione del procedimento di accreditamento comporta l'obbligo per l'amministrazione di provvedere entro un congruo termine, fissato dal giudice, sulla domanda presentata, senza che possa essere opposta l'inerzia o l'inesistenza di un obbligo di provvedere. L'accoglimento del ricorso non comporta, tuttavia, il diritto al risarcimento del danno, in assenza di una specifica e adeguata prova del pregiudizio subito dal privato a causa del ritardo dell'amministrazione.