Cassazione penale Sez. V sentenza n. 30735 del 26 luglio 2012

ECLI:IT:CASS:2012:30735PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando dei poteri e dei doveri connessi alla propria funzione, manomette o altera un atto pubblico, commette il reato di falso ideologico in atto pubblico, anche qualora l'alterazione sia stata realizzata successivamente alla valutazione dell'atto da parte della pubblica amministrazione. Tale condotta integra altresì il reato di abuso d'ufficio, in quanto costituisce un atto contrario ai doveri di imparzialità e di efficienza dell'azione amministrativa, finalizzato a procurare un ingiusto vantaggio al destinatario dell'atto. La circostanza che l'atto alterato non sia stato ancora utilizzato o che le modifiche apportate non siano immediatamente evidenti non esclude la rilevanza penale della condotta, in quanto il falso è strumentale all'abuso e la sua scoperta è stata impedita dall'abuso stesso. Pertanto, il pubblico ufficiale che, approfittando della propria posizione, manomette un elaborato di un concorso pubblico al fine di favorire indebitamente un candidato, risponde sia del reato di falso ideologico in atto pubblico sia del reato di abuso d'ufficio, anche qualora il tentativo di alterazione non sia stato portato a compimento per cause indipendenti dalla sua volontà.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. TERESI Alfredo - Presidente

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - rel. Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

2) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 2109/2008 CORTE APPELLO di ROMA, del 03/12/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 12/07/2012 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MAURIZIO FUMO;

udito il PG in persona del sost. proc. gen. Dott. IZZO G., che ha chiesto dichiararsi inammissibili i ricorsi e comunicarsi al suo Ufficio il ritardo nel deposito della sentenza di appello;

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