Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La pubblica amministrazione, nell'esercitare il potere di annullamento in autotutela di atti amministrativi, deve effettuare una ponderazione adeguata e proporzionata degli interessi pubblici e privati coinvolti, senza che la mera sussistenza di un vizio di legittimità possa di per sé giustificare l'annullamento, qualora la posizione giuridica del destinatario dell'atto si sia nel frattempo consolidata, assumendo una consistenza di particolare pregnanza, come nel caso di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato già instaurato. L'annullamento in autotutela deve essere sorretto da un interesse pubblico concreto, attuale e prevalente rispetto alla tutela dell'affidamento del privato, non potendo l'amministrazione limitarsi a invocare genericamente l'esigenza di ripristinare la legalità violata, senza adeguatamente motivare in ordine alla sussistenza di un interesse pubblico preminente che giustifichi il sacrificio della posizione consolidata del destinatario dell'atto. Inoltre, l'annullamento in autotutela di atti relativi a una procedura concorsuale non può riflettersi in senso caducante su atti relativi a una diversa e autonoma procedura concorsuale, in assenza di un nesso di presupposizione necessaria tra le stesse.