Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 3886 del 28 gennaio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:3886PEN

Massima

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Il reato di maltrattamenti in famiglia di cui all'art. 572 c.p. richiede la prova di una serie di comportamenti abitualmente tenuti dall'agente, espressione di un unitario e programmatico disegno criminoso, caratterizzati da una condotta abituale di sopraffazione e prevaricazione, idonea a cagionare sofferenze fisiche e morali alla vittima. La valutazione della sussistenza di tale reato è di esclusiva competenza del giudice di merito, il quale deve procedere ad un'attenta disamina di tutti gli elementi di prova acquisiti, senza che il giudice di legittimità possa sindacare nel merito tale valutazione, se non per verificare la correttezza del discorso giustificativo della decisione e la sua intrinseca razionalità. Inoltre, la determinazione della pena, nel rispetto dei criteri di cui agli artt. 132 e 133 c.p., rientra nell'esclusiva discrezionalità del giudice di merito, senza che il giudice di legittimità possa sostituire la propria valutazione a quella del giudice di primo grado, se non per riscontrare eventuali vizi logici o irragionevolezza della motivazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SERPICO Francesco - Presidente

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. DOGLIOTTI Massimo - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Ra. Al. - nato il (OMESSO);

avverso la sentenza 18 ottobre 2007 della Corte di appello di Messina, che ha confermato la sentenza 13 febbraio 2006 del Giudice monocratico del Tribunale di Patti per il delitto ex articolo 572 c.p.;

Visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

Sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ((omissis));

Udito il Pubblico Ministero, nella persona del Sostituto Pro…

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