Cassazione penale Sez. V sentenza n. 13171 del 8 aprile 2010

ECLI:IT:CASS:2010:13171PEN

Massima

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La dichiarazione di false generalità ad un pubblico ufficiale, destinata a confluire in un atto pubblico, integra il reato di cui all'art. 495 c.p. La pena inflitta per tale reato, anche se superiore al minimo edittale, è congrua e rientra nella discrezionalità del giudice di merito, non essendo ravvisabili elementi tali da renderla manifestamente sproporzionata. Le notifiche degli atti processuali, pur se inizialmente effettuate in luogo diverso dal domicilio eletto, sono da ritenersi ritualmente eseguite qualora, a seguito di esito negativo, siano state correttamente notificate presso il difensore, in conformità alle previsioni normative. Le censure relative alla contraddittorietà e illogicità della motivazione, nonché quelle attinenti alla valutazione della pena, sono inammissibili in sede di legittimità, in quanto riservate alla discrezionalità dei giudici di merito. L'inammissibilità dei motivi di ricorso preclude la valutazione degli effetti della prescrizione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COLONNESE Andrea - Presidente

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. SANDRELLI Gian Giaco - Consigliere

Dott. DE BERARDINIS Silva - rel. Consigliere

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) BO. JA. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 2558/2008 CORTE APPELLO di GENOVA, del 17/02/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 04/02/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. DE BERARDINIS Silvana;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. IACOVIELLO Francesco Mauro che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

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