Il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina si configura quando l'agente, al fine di trarne ingiusto profitto, sfrutta la condizione di irregolarità dello straniero, fornendogli alloggio in condizioni abusive e manifestamente sproporzionate rispetto al canone richiesto, anche se il contratto di locazione sia stato formalmente stipulato con un soggetto regolarmente soggiornante. L'elemento soggettivo del reato è integrato dalla consapevolezza, da parte dell'agente, dello status di irregolarità dello straniero, desumibile anche dalle raccomandazioni al silenzio in caso di controlli impartite agli alloggiati. La sproporzione tra il canone richiesto e le effettive condizioni dell'alloggio, al di sotto di ogni accettabilità umana, costituisce indice del fine di sfruttamento e dell'ingiusto profitto perseguito dall'agente, a prescindere dalla titolarità formale del diritto sull'immobile. La motivazione della sentenza di condanna, che abbia adeguatamente valorizzato tali elementi, non è censurabile in sede di legittimità, essendo immune da vizi logici e pienamente coerente alle risultanze processuali.