Il giudice, nel ritenere sussistente la recidiva specifica, reiterata e infraquinquennale a carico dell'imputato, è tenuto ad applicare l'aumento della pena base nella misura di due terzi, ai sensi dell'art. 99, comma 4, c.p., e non nella sola metà come erroneamente fatto nella sentenza impugnata. Pertanto, la pena finale deve essere rideterminata in misura corrispondente al minimo edittale aumentato di due terzi, in ossequio al principio di legalità e di tassatività della pena. Il giudice, nel valutare la sussistenza della recidiva e nel determinare la pena, deve attenersi rigorosamente ai criteri e alle modalità previsti dalla legge, senza discrezionalità che possano condurre a un trattamento sanzionatorio non conforme alle previsioni normative. La corretta applicazione della disciplina sulla recidiva, quale circostanza aggravante, costituisce un principio fondamentale del sistema penale, volto a garantire il rispetto del principio di uguaglianza e di proporzionalità della pena, in coerenza con i canoni costituzionali di ragionevolezza e di finalità rieducativa della sanzione.