Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 16455 del 27 aprile 2011

ECLI:IT:CASS:2011:16455PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando della propria posizione di preminenza, esercita una pressione psicologica sul privato, inducendolo a dare o promettere indebitamente denaro o altra utilità per evitare conseguenze dannose, integra il delitto di concussione per induzione, anche in assenza di una esplicita minaccia, essendo sufficiente che la condotta del pubblico ufficiale sia idonea a creare nel privato uno stato di soggezione psicologica che lo porti ad agire nel senso voluto dall'agente. La differenza tra il reato di concussione e quello di estorsione non risiede nella minaccia, che può essere anche implicita, ma nell'essere l'effetto della stessa, ossia la soggezione del soggetto passivo, derivato dalla posizione di preminenza del pubblico ufficiale, il quale fa leva su tale posizione per persuadere il privato alla dazione o alla promessa, al fine di evitare un male peggiore. Pertanto, il pubblico ufficiale che, abusando dei propri poteri, induce il privato a dare o promettere indebitamente denaro o altra utilità, integra il delitto di concussione per induzione, a prescindere dalla sussistenza di uno stato di timore soggettivo nella persona offesa, essendo sufficiente l'oggettivo condizionamento della sua libertà morale. Inoltre, il giudice di merito ha il potere-dovere di disporre, anche d'ufficio, l'acquisizione di ulteriori mezzi di prova, quando ciò sia necessario per decidere, senza che la parte possa dolersi dell'esercizio di tale potere, essendo preclusa in sede di legittimità una rivalutazione delle risultanze probatorie. Infine, la condanna generica al risarcimento dei danni, quale mera declaratoria iuris, non richiede l'accertamento dell'effettiva esistenza, della specifica fonte o della reale entità del danno risarcibile, ma postula soltanto l'accertamento della potenziale capacità lesiva dell'illecito penale e della probabile esistenza di un nesso di causalità tra questo ed il pregiudizio lamentato, salva restando la facoltà del giudice civile di individuare, nell'ambito del fatto virtualmente dannoso accertato in sede penale, l'esistenza stessa, la concreta matrice e la effettiva entità del danno.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GARRIBBA Tito - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. FAZIO ((omissis)) - rel. Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Sc. Vi. ;

Ta. Ca. ;

Ca. Vi. ;

Vo. Al. Vi. ;

Ri. Va. ;

Ba. Fr. ;

avverso la sentenza del 21 dicembre 2009 della Corte di Appello di Catanzaro;

visti gli atti, il provvedimento denunciato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis))a Fazio;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dr. ((omissis)), che ha concluso chiedendo l'annullamento senza rinvio per prescrizione i…

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