Il provvedimento amministrativo che dispone la chiusura temporanea di attività economiche a seguito di una situazione di emergenza sanitaria può essere oggetto di impugnazione giurisdizionale da parte dei soggetti interessati, i quali hanno diritto di ottenere una pronuncia del giudice amministrativo sulla legittimità dell'atto. Tuttavia, qualora il provvedimento impugnato abbia perso efficacia per il sopravvenire di nuove disposizioni normative, il giudice è tenuto a dichiarare l'improcedibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse, non potendo più pronunciarsi nel merito della questione. In tali casi, il giudice può disporre la compensazione delle spese di giudizio tra le parti, tenuto conto della limitata attività difensiva svolta. Il principio di diritto che emerge dalla sentenza è che il sindacato giurisdizionale sugli atti amministrativi che incidono sull'esercizio di attività economiche durante lo stato di emergenza sanitaria è ammissibile, ma è condizionato alla permanenza dell'interesse del ricorrente alla decisione, il quale viene meno quando il provvedimento impugnato cessa di produrre effetti. In tale ipotesi, il giudice non può entrare nel merito della legittimità dell'atto, ma deve limitarsi a dichiarare l'improcedibilità del ricorso, compensando le spese di lite.