Il magistrato di sorveglianza, nell'applicare la misura di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario ai sensi dell'art. 148 c.p. nei confronti di un condannato che abbia sviluppato un disturbo psichico durante l'espiazione della pena, deve motivare adeguatamente la scelta di tale misura rispetto ad altre meno afflittive, come il ricovero in ospedale civile o l'ammissione alla detenzione domiciliare, tenendo conto della durata residua della pena da espiare, la quale, se inferiore a tre anni, può consentire l'adozione di misure alternative meno restrittive della libertà personale. Inoltre, il magistrato di sorveglianza è tenuto a garantire il diritto di difesa dell'interessato, assicurando la comunicazione dell'avviso di udienza al difensore di fiducia precedentemente nominato, salvo che non sia stata disposta una nuova nomina d'ufficio per il procedimento di sorveglianza, circostanza che non pregiudica la validità del procedimento qualora il difensore d'ufficio abbia comunque potuto esercitare adeguatamente il diritto di difesa. La fase della sorveglianza, infatti, pur essendo distinta ed autonoma rispetto al processo di merito ed a quello di esecuzione, richiede il rispetto delle garanzie difensive, in quanto incidente sulla libertà personale del condannato.