Il rilascio di false dichiarazioni reddituali nella domanda di ammissione al patrocinio a spese dello Stato integra il reato di cui all'art. 125 del D.P.R. n. 115 del 2002, anche qualora il dichiarante abbia allegato la propria denuncia dei redditi, in quanto l'attestazione di una situazione non conforme al vero, pur in presenza di tale documentazione, dimostra la sussistenza dell'elemento soggettivo del dolo, non potendosi ritenere sufficiente a integrare la scusante dell'errore di cui all'art. 47 c.p. il mero affidamento sull'inefficacia dei controlli da parte dell'amministrazione. Ai fini della configurabilità del reato, infatti, è sufficiente che il soggetto abbia consapevolmente attestato nell'istanza una situazione reddituale difforme da quella effettiva, a prescindere dalla circostanza che egli abbia allegato la propria dichiarazione dei redditi, atteso che tale condotta integra comunque la fattispecie di falsa dichiarazione, non potendosi ritenere che l'allegazione della dichiarazione dei redditi sia di per sé idonea ad escludere l'elemento soggettivo del reato. La Corte di Cassazione, nel vaglio della motivazione della sentenza impugnata, non deve sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, ma deve limitarsi a verificare la logicità e la congruità della stessa, senza poter rileggere i dati processuali o interpretare diversamente le prove, in quanto ciò esulerebbe dal giudizio di legittimità.